La frustrazione: come risolverla?

Frustrazione P.Carlini BLOG 2018

“Non c’è nulla di così umiliante come vedere gli idioti riuscire nelle imprese in cui noi siamo falliti”.

In questa frase Gustave Flaubert, grandissimo scrittore francese, ha descritto perfettamente il senso di frustrazione.

In questo brevissimo estratto è contenuto anche un senso di invidia e di ironia feroce, ma la sensazione che rimane più a lungo è senza dubbio la frustrazione.

Che cosa è la frustrazione?

Gli esperti la definiscono come un vissuto che si presenta quando un nostro bisogno, un desiderio, magari un sogno, un’aspettativa o un obiettivo che svaniscono improvvisamente, condannandoci al fallimento...è una sensazione orrenda.





Tutto il lavoro fatto, le fantasie che ci eravamo creati, i momenti di dedizione totale, le sofferenze affrontate, tutto… nel giro di poco, vengono completamente vanificati ed a questo punto arrivano i sensi di colpa, le auto punizioni, l’amaro in bocca, la delusione e alla fine arriva anche la frustrazione!

Delusione mista ad impotenza, mescolata con senso di colpa e completata da un bel po’ di rassegnazione: questo cocktail deprimente è la frustrazione.

La descrizione che ne abbiamo fatto crediamo sia già piuttosto tetra ed eviteremo di andare oltre.

Come possiamo capire se stiamo sprofondando nella frustrazione?
Esistono dei segnali e dobbiamo prestargli molta attenzione: cominciamo con il dire che la frustrazione è una reazione, non nasce spontaneamente ma è il risultato di qualcosa che ci capita... una risposta!

Ogni persona ha un carattere diverso ed un passato diverso, con diverse capacità e diversi modi di reagire e la reazione ad un brutto evento cambia da individuo a individuo, ed anche lo stesso individuo, in un certo momento reagisce in una certa maniera mentre in tutt'altro momento, allo stesso fatto, avrebbe reagito in un modo ben diverso.

Dipende da moltissimi fattori. 

Quando qualcosa esce dal nostro controllo, quando qualcosa va nel verso sbagliato, quando un fallimento è oramai innegabile, la nostra reazione può essere più o meno aggressiva, e in base al livello di aggressività che esprimiamo il nostro caso può essere considerato più o meno grave.

La delusione per un risultato mancato è anche comprensibile ma quella sensazione va gestita e contestualizzata: non possiamo far diventare il nostro passo falso la madre di tutte le sventure.

Ci sono soggetti con una autostima particolarmente bassa che si lasciano andare ad un concerto di sensi di colpa, pensieri pessimistici, svalutazione personale, impotenza… un vero e proprio disastro...

Alcuni di questi soggetti arrivano ad entrare in una specie di stato “larvale”, ovvero si rinchiudono in sé stessi e abbandonano qualunque attività, come se chiudessero la porta sul mondo.

“Ho fallito, faccio schifo, mi rinchiudo e aspetto la morte!”

Questo sembra il pensiero fisso di questi soggetti: è ben evidente che la giusta misura è stata persa in questo caso, ma non crediate che siano situazioni poco comuni.

Ci sono anche altri soggetti che non sembrano manifestare particolari reazioni: sembra che il fallimento non li abbia colpiti per nulla e rimangono impassibili: questi sono forse i soggetti che vengono maggiormente devastati dalla situazione e frustrazione!

Perché non è che non provano la frustrazione, la provano eccome, ma non riescono nemmeno ad esprimerla da tanto che si sentono schiacciati da essa.

Le cause dello stato di frustrazione? Possono essere le più disparate.

Dipende anche dalla sensibilità di un dato soggetto in un dato momento: c'è chi può crollare anche per un piccolo passo falso fatto nel momento sbagliato, insomma la famosa goccia che fa traboccare il vaso!

Capita a volte di affrontare molte difficoltà, ad esempio nell'ambito lavorativo, poi quasi alla fine, per un banalissimo errore, tutto va a rotoli ed ecco, che nel momento sbagliato si può essere presi d’assalto da un fortissimo senso di frustrazione.

Possiamo, per aiutarci a capire, dividere le cause in categorie:

Cause legate all’ambiente
: questo tipo di frustrazione sono basate sull'ambiente su cui si vive o si lavora. Magari non vi sentite realizzati nella vostra città, nel vostro Paese, nella azienda in cui lavorate, nella vostra casa… Potremmo chiamarle “frustrazioni da luogo sbagliato”.


Cause legate alle relazioni: queste sono frustrazioni basate sui nostri rapporti sociali: il campo è quindi sterminato...modalità di lavoro, rapporto con i colleghi, condizioni sociali, pregiudizi, pressioni psicologiche, regole sociali, regole aziendali.

Cause famigliari: queste sono frustrazioni che nascono dentro il nucleo famigliare. Sono sempre basate sulle nostre relazioni ma a livello più stretto: nel nucleo famigliare nascono delle frustrazioni estremamente potenti, alzando livelli di stress incredibili.
All'interno delle nostre famiglie possiamo sentirci trascurati, maltrattati, vessati, oppressi, non compresi… tutto questo, ed altro ancora, va ad alimentare un potentissimo senso di frustrazione che poi esportiamo anche in altri ambiti.

Cause legate alla persona: sono queste frustrazioni che partono dalla nostra persona. Solitamente si basano su un disagio, reale o percepito, di difetti che ci riconosciamo: difetti fisici, intellettivi, incapacità… tutte quegli aspetti di noi stessi che non accettiamo e con cui non riusciamo a fare i conti.

Ma allora come ne usciamo dalla frustrazione? Sembra aspettarci ovunque!

Come abbiamo scritto poco sopra, essere delusi e magari arrabbiati per un mancato risultato è perfettamente normale e anche giusto...

Altrimenti si finirebbe nella superficialità e nella mancanza di stimoli.

E’ giusto avere ambizioni, sogni, obiettivi… quando si fallisce bisogna semplicemente ricordarsi che non siamo noi a fallire ma l’obiettivo: siamo umani e come tali possiamo fare errori.
Dobbiamo imparare a vedere l’errore ed il fallimento come opportunità per crescere.

Ogni volta che sbagliamo impariamo qualcosa di nuovo e questo deve darci maggiore carica per arrivare al traguardo...maggiore è il fallimento e più grande sarà l’insegnamento! 

Bisogna darsi obiettivi raggiungibili e poi mettere già in conto che ci saranno diversi errori a cui rimediare, sofferenze da affrontare, difficoltà da superare e se alla fine non raggiungeremo l’obiettivo, dovremo imparare da quella esperienza! 

Il percorso che abbiamo fatto fino al fallimento ci ha arricchito e ci ha insegnato tanto e non possiamo “Buttare via il bimbo con l’acqua sporca”, come si dice. 

Un fallimento è solo il risultato di un percorso: se l’obiettivo non è stato raggiunto, è comunque necessario considerare che il percorso c’è comunque stato. 

Dopo il fallimento, bisogna avere l’umiltà di imparare dai propri errori e, con estrema calma, cercare soluzioni alternative e darsi la possibilità di riprovare perché i grandi risultati non si ottengono al primo tentativo, molto spesso.
Ci vuole pazienza e molta dedizione ed è necessario riprendere il controllo di sé stessi, sapersi gestire, essere meno catastrofici e più positivi. 

Il grande allenatore di football americano Vince Lombardi, spiegò molto bene quale è il giusto approccio nella vita e nello sport in una frase oramai molto famosa: 


“Non importa quante volte cadi, ma quante volte ti rialzi!”

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